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giovedì 15 marzo 2012

L'Asparago selvatico

L'Asparago selvatico


Pianta di asparago con turione

L'asparago selvatico cresce in luoghi incolti ai bordi delle strade a ridosso dei muretti a secco, nei boschi di querce oppure "abbracciata" a qualche siepe. E' una pianta perenne e rampicante con un rizoma dal quale, all'inizio della primavera nascono i germogli (chiamati turioni)
I turioni, molto teneri appena spuntati, con il tempo diventano legnosi con rami trasformati in foglie aghiformi e rigide, spinose all’apice. I fusti durano più anni e formano intricati ed irti cespugli. In estate produce dei piccoli fiori bianchi che produrranno delle bacche inizialmente verdi e poi nere.


I germogli si raccolgono prima che diventino legnosi. Non sono facilmente riconoscibili, specie se cresce l'erba intorno. Bisogna cercare alla base della pianta. Sono simili a quelli che troviamo nei negozi solo che sono molto più sottili, più scuri e senz'altro più saporiti e naturali!! Una volta raccolti, se non devono essere consumati subito, è consigliabile metterli in un vaso d'acqua, proprio come fossero un mazzo di fiori.

Si possono preparare allo stesso modo di quelli coltivati. In cucina vengono utilizzati per preparare risotti, zuppe, sformati, lessati e conditi con olio e limone oppure per preparare frittate.


Ricetta FRITTATA di ASPARAGI
Ingredienti:
Asparagi selvatici un mazzetto;
3-4 uova;
Parmigiano reggiano q.b.
un pizzico di pepe;
un pizzico di sale.
Prepararzione:

Spezzettate gli asparagi selvatici con le mani, partendo dalla punta, a tocchetti lunghi 2 cm. Lavateli bene con dell'acqua corrente e lasciateli a bagno per 2-3 minuti in modo da eliminare qualsiasi traccia di terra, quindi scolateli con l'aiuto di uno scolapasta.

Scottate gli asparagi selvatici in una padella con dell'acqua leggermente salata per 5 minuti, scolateli e fateli intiepidire.

In una ciotola mettete le uova intere, il Parmigiano Reggiano grattugiato, il pepe, il sale (ricordate che gli asparagi sono già leggermente salati) e con una frusta amalgamate tutti gli ingredienti. Unite quindi gli asparagi oramai tiepidi e mescolate delicatamente.

In una padella antiaderente mettete 2 cucchiai di l'olio extra vergine d'oliva e fatelo scaldare, versate il composto di uova e asparagi selvatici.

Fate cuocere, a fuoco vivace, per 3 minuti, mettete il coperchio e continuate la cottura delle frittata a fuoco basso in modo che possa cuocersi in modo uniforme anche all'interno. Quando i bordi della frittata diventeranno ben dorati, aiutandovi con un coperchio, girate la frittata e fatela dorare anche dall'altro lato. 
Quando sarà ben cotta fate scivolare la frittata di asparagi selvatici  su un piatto coperto di carta assorbente da cucina, in modo che possa  perdere l'unto in eccesso, tagliatela a spicchi e servitela tiepida o fredda.
La frittata di asparagi selvatici è un secondo piatto molto saporito, ideale se gustata fredda insieme a una bella insalata verde fresca.

Ricetta RISOTTO agli ASPARAGI

Ingredienti:80 g riso a persona
1 bicchiere di vino bianco
brodo vegetale sufficiente per cuocere il riso
1 scalogno
olio extra vergine di oliva
un pezzetto di burro
una bustina di zafferano (facoltativo... io non l'ho messo)
un bel mazzetto di asparagi selvatici
Preparazione:Dopo averli tenuti un po' a bagno, togliere la parte più dura e fare a pezzetti le parti più tenere.
Imbiondire parte dello scalogno nell'olio, aggiungere gli asparagi, rosolarli bene, salare, pepare, mettere qualche cucchiaio di brodo  (meglio sarebbe il dado vegetale preparato da voi con la ricetta presente nel blog) e cucinarli per qualche minuto.
Nel frattempo mettere a cuocere il riso come è di consueto. Imbiondire l'altra parte dello scalogno nell'olio, unire il riso , sfumare con un buon bicchiere di vino bianco, e farlo evaporare. Poi far bollire per qualche minuto alcuni gambi di asparagi con un po' del brodo vegetale.
A metà cottura del riso, unire gli asparagi e continuare ad aggiungere altro brodo, facendo attenzione a non farlo scuocere. Lasciare il risotto un po' all'onda, unire un pezzetto di burro e parmigiano (se piace).

Ricetta ZUPPA con gli ASPARAGI
Ingredienti per circa 4 mini cocotte350 g asparagi selvatici
2 cucchiai olio evo
sale, aglio, prezzemolo
4 uova
pane raffermo tostato
Preparazione.
Versare l’olio sul fondo di un tegame, far insaporire con un trito finissimo di aglio, aggiungere circa 700 ml d’acqua e portare ad ebollizione. A questo punto immergervi gli asparagi mondati, il prezzemolo tritato e regolare di sale.
Portare a metà cottura  e spegnere.
Fate raffreddare. Prima di servire trasferire la zuppa nelle cocotte, sgusciarvi un uovo, regolare di sale ed infornare per il tempo necessario a che l’uovo si cuocia.
Coprire con il coperchio e servire fumante con il pane tostato.
Oppure potete preparare della buonissima pasta fresca in casa e fare un piatto buono e genuino!
Buona raccolta e buon appetito a tutti!
Foto e testi appartengono ai legittimi proprietari










 

Il Tarassaco

Il Tarassaco


Quando ero bambina, aspettavo con ansia il periodo dei "soffioni" perchè mi piaceva veder volare nel cielo tutte quelle piccole stelline. Di certo non potevo sapere che stavo contribuendo alla propagazione dei semi del tarassaco... Ma l'effetto che faceva mi dava tantissima gioia!



Il tarassaco, anche conosciuto come soffione, dente di leone o cardella è una pianta molto comune nei prati e lungo le strade.

Fiori di tarassaco

È una pianta erbacea perenne, di altezza compresa tra 3 e 9 cm, che presenta una grossa radice a fittone dalla quale si sviluppa una rosetta di foglie aderente al terreno. Le foglie sono allungate con l’estremità appuntita ed il margine dentato (da cui il nome di dente di leone).

Il fusto, cavo e senza peli, porta all’ apice un’infiorescenza giallo-dorata, detta capolino, composta da centinaia di fiorellini.
Le foglie sono molto nutrienti. Hanno un contenuto in beta-carotene maggiore delle carote e contengono più ferro degli spinaci. Il tarassaco contiene anche vitamine B-1, B-2, B-5, B-6, B-12, C, E, P e D, biotina, inositolo, potassio, fosforo, magnesio e zinco. La radice contiene lo zucchero inulina. Come tutte le piante amare stimola la digestione ed è diuretica (da cui il nome piscialetto). La cosa meravigliosa del tarassaco è che sono commestibili tutte le parti della pianta:  foglie, fiori e radici.
Le foglie primaverili possono essere mangiate crude in insalata; man mano che la stagione avanza si usano cotte.
I fiori possono essere aggiunti ad insalate o fritti con una pastella. I boccioli possono essere messi sotto sale o sott’aceto.
Si può mangiare anche la radice, raccolta preferibilmente in inverno, aggiungendola alle minestre.
Le tenere rosette delle foglie primaverili vengono consumate in insalata o cotte come verdura depurativa.



Ricercatissimo da massaie e intenditori perché realmente è una delle migliori verdure primaverili da presentare sulle nostre mense: spesso, infatti, viene appositamente coltivato.
E' meglio servirsi del tarassaco spontaneo che si raccoglie con l'aiuto di un coltello. Dopo averlo mondato di terra e radici, il tarassaco viene consumato generalmente come verdura cotta. Il suo gusto amarognolo dispone l'organismo alla digestione, quindi fa della pianta un contorno ideale per tutte le pietanze.
Le foglie del tarassaco sono spesso utilizzate anche crude, condite con olio, aceto e sale come insalata fresca. Anche in questo caso i risultati sono ottimi.

 

La fioritura avviene in primavera ma si può prolungare fino all’ autunno. Da ogni fiore si sviluppa un frutto provvisto del caratteristico ciuffo di peli bianchi (pappo) ed insieme formano il cosiddetto soffione.

In Puglia è più facilmente riconosciuto con il nome di "sivone", oppure "cicoriella selvativa". Di sicuro voi conoscerete mille altri nomi con cui viene chiamata questa pianta. Se vi sembra opportuno potete anche inserire un commento...

Su questo sito troverete due interessanti ricette con il tarassaco:
http://www.thechefisonthetable.com/dblog/articolo.asp?articolo=171


Foto e testi appartengono ai legittimi proprietari

La Portulaca

Erbe spontanee: la Portulaca

La primavera è il periodo migliore per fare una bella passeggiata nelle campagne e, perché no? Fare la spesa nel “Supermercato del Signore”!

Pensate che questa erba era consumata e coltivata dai nostri progenitori già duemila anni fa… Ed oggi, per lo più viene considerata una “infestante”!

La Portulaca è un erba succulenta. Crescendo spontanea un po’ dovunque, le vengono attribuiti vari nomi (in base alla località). E’ anche conosciuta con il nome di Erba Porcellana. Il suo nome, “portulaca”, deriva dal latino e significa “piccola porta”. Questo nome gli è stato attribuito per via della conformazione delle piccole capsule contenenti i semi che, una volta raggiunta la maturazione, si aprono come una piccola porta.

La fioritura e la maturazione dei semi sono scalari e perciò sulla stessa pianta si trovano, durante tutta l’estate, sia i fiori che i semi maturi. Proprio grazie ai suoi semi, di cui gli uccelli sono molto ghiotti, la portulaca ha una capacità di diffusione enorme.

I semi della portulaca sono piccolissimi e la loro raccolta è praticamente impossibile. Tuttavia, essendo la pianta semigrassa e perciò in grado di trattenere l’acqua, può far maturare i semi anche quando viene estirpata dal terreno; perciò, quando comincia la prima maturazione, essa va prelevata, pulita bene e lasciata all’aria aperta sopra un telo o dentro un sacco di carta fino a che diventa secca. In questo modo si possono raccogliere moltissimi semi ben essiccati, i quali si utilizzano poi interi o macinati e ridotti quindi in farina. I semi si conservano bene; tuttavia, essendo ricchi d’olio, vanno macinati un po’ alla volta per utilizzare solo farina fresca.

Le sono riconosciute proprietà mediche. E’ febbrifuga, tonica, diuretica e depurativa. Molto ricca di Vitamina C, era utilizzata anticamente per combattere lo scorbuto. Ha numerose proteine (circa il 30-40% del peso a secco), calcio, ferro, Vitamine A ed E. Ha il contenuto più alto di omega-3!

Anche in campo alimentare trova largo impiego. Ricordo che da bambina, mia nonna la raccoglieva per farci delle coloratissime insalate miste con pomodorini e rucola appena raccolti dal campo… Ha un sapore leggermente acidulo ma si può migliorare il sapore arricchendolo con condimenti forti (tipo mostarda, yogurt, aceto balsamico, etc) se consumata cruda da sola. Oppure, oltre alla rucola, si può abbinare con menta e crescione, con pomodori e basilico. Mentre per l’insalata si utilizzano solo le foglioline ed i germogli, cotta si utilizza tutta la pianta (fatta eccezione delle radici). Quando è cotta assume una consistenza mucillaginosa che potrebbe non piacere. Per rimediare a questo inconveniente, dopo la cottura, la si può mescolare ad altre verdure dal sapore robusto (da preparare separatamente). Oppure la si può friggere con lo stesso procedimento utilizzato per i fiori di zucchina. Un altro modo per friggerla è quella di infarinarla, passarla nell’uovo sbattuto leggermente salato, e passarla nel pane grattugiato. Sempre cotta, si accompagna molto bene a formaggi, uova sode, e tutti quegli alimenti che assorbono bene.
Ad ogni modo, l’inconveniente della mucillagine risulta molto utile nel caso in cui si vogliano restringere le minestre o gli stufati. Infatti, si possono preparare anche ottime  minestre e minestroni e qualcuno ha osato anche usarla come crema spalmabile sui crostini!

Fresca si conserva in frigorifero per parecchi giorni. Si può anche congelare, ma una volta scongelata è preferibile utilizzarla solo cotta.

Buona RACCOLTA a tutti!!



Foto e testi appartengono ai legittimi proprietari

sabato 10 marzo 2012

La Calendula

Le ERBE selvatiche: La Calendula



La Calendula selvatica è uno dei primi fiori che la natura ci regala in prossimità dell'inizio della primavera...
Riconoscerla è facilissimo dall'inconfondibile colore arancione vivo che tappezza i campi incolti (specie nel sud della Puglia).
Questo fiore veniva e viene tutt'ora utilizzato dai contadini per conoscere le previsioni del tempo. Infatti, se al mattino i fiori restano chiusi, vuol dire che durante il giorno pioverà.
Per le sue enormi proprietà viene anche coltivata. Il suo uso è sia alimentare che curativo.

I suoi principali componenti sono olio essenziale, resina, mucillagine, flavonoidi, carotenoidi, saponine e triterpenoidi. La sua colorazione, infatti, è costituita da un pigmento che ha come componente principale betacarotene (oltre che a licopene e vilaxantina).

La calendula ha moltissime proprietà terapeutiche. Per uso interno è un validissimo antispasmodico. Sotto forma di decotto, è utile in caso di ulcera gastrica. Ha proprietà antinfiammatorie e calmanti dei dolori mestruali e presenta anche notevoli benefici nella regolazione del flusso. Per uso esterno (generalmente sotto forma di pomata), ha elevate proprietà cicatrizzanti, è ottima per la pulizia della pelle, accellera la guarigione delle ferite (influenza l'incremento della formazione della fibrina, che si manifesta con una rapida chiusura delle ferite), idrata la pelle. Recenti studi attribuiscono alla calendula anche proprietà anticancerogene (in ambito gastrico). In dermatologia viene utilizzata (in forma polverosa) nella preparazione di creme per curare l'acne e le macchie della pelle. Sotto forma di estratto alcolico ed acquoso determina una riduzione della pressione arteriosa ed una riduzione dell'attività cardiaca. L'attività antibiotica (grazie ai flavonoidi e alle saponine contenute in questa pianta) è indirizzata verso svariati microorganismi, in particolare contro i Gram-positivi (Staphylococcus aureus e Streptococcus betahaemolyticus). I fiori essicati possono essere utilizzati per arricchire i saponi fatti in casa. Si possono poi preparare molteplici ricette cosmetiche, come l'oleolito e tantissime altre ancora che vedremo in altri post. I fiori vengono utilizzati in cucina per prepare brodi e risotti che assumeranno il tipico colore giallo dello zafferano. Le foglie possono essere consumate crude e arricchire le nostre insalate (conferiscono un sapore leggermente amarognolo). I boccioli dei fiori, secchi o freschi, sono utilizzati per aromatizzare salse e condimenti.
Ad oggi non sono noti effetti collaterali oppure controindicazioni associate all'uso della calendula. Potrebbe esserci però una reazione allergica incrociata con altre piante della famiglia Asteraceae/Compositae (tipo la camomilla), ma non di rilevante importanza.

RICETTE con la CALENDULA
Crema alla Calendula
Buone creme a base di calendula sono reperibili in erboristeria, ma se ne può preparare una anche da soli in modo molto semplice. Occorre prendere 20g di fiori freschi di calendula, metterli in un vasetto (anche quelli da conserva vanno benissimo) e ricoprirli con olio di oliva. Mettere il recipiente al sole e lasciare riposare il tutto per almeno 12 ore, in modo che l'olio possa assorbire gli oli essenziali e gli altri principi attivi presenti nei fiori.
Fare sciogliere in un pentolino 5g di burro di cacao
 e 5 g di cera d'api, unire tutti gli ingredienti e lasciare raffreddare. La crema alla calendula così preparata è ideale come idratante per mani e viso, ma si può tranquillamente utilizzare per il trattamento dell'acne, dei foruncoli e delle piaghe da decubito.

Infuso di Calendula
L'infuso di calendula si ottiene mettendo 2 cucchiaini da tè di fiori di calendula, essiccati all'ombra, in ¼ di litro di acqua bollente.
Coprire la tazza e filtrare dopo 10 minuti di infusione.
Berne 3 tazze al giorno si rivela assai utile per regolarizzare il flusso mestruale e curare le mucose del tratto digerente
e dello stomaco in caso di infiammazioni croniche.
L'infuso agisce anche su gengive
e gola infiammata, mentre una garza in esso imbevuta dà sollievo se applicata su ustioni (anche quelle causate dal sole), eczemi, eruzioni cutanee o ferite.

Tintura di Calendula
La tintura di calendula sfrutta maggiormente i principi attivi di questa pianta, e si prepara mettendo a bagno, per 10 giorni, 20g di fiori di calendula in 100ml di alcol al 60%.
Passato questo tempo, si filtra la tintura spremendo bene i fiori prima di gettarli.
La tintura si può usare per tamponare i foruncoli, oppure - diluendola in rapporto 1:10 (una goccia di tintura per 10 gocce d'acqua) - per bagnare garze da applicare su eruzioni cutanee, scottature o ferite.

Pomata di calendula
Si trova in commercio ed è composta da 4g di tintura madre di calendula e vaselinasino a 100g.
La pomata di calendula è un ottimo calmante, che porta rapidamente alla guarigione tagli, lacerazioni, screpolature alle mani ed alle gambe, e piccole ferite settiche.
Per concludere, occorre sottolineare che la calendula non è un antisettico in senso stretto, tuttavia, in sua presenza, i germi non sono in grado di attecchire.

Alcuni consigli

Raccogliere ed essicare i fiori
I fiori si raccolgono tra aprile-giugno e tra settembre-novembre, mentre le foglie durante tutto il periodo di crescita della pianta.
Il passo successivo è l'
essicazione: attenzione a posizionare i fiori e le foglie lontano dal sole e adottare temperature basse per non alterare il colore dei petali.
Si conservano in sacchetti di tela e al buio in recipienti di porcellana o vetro.



Foto e testi appartengono ai legittimi proprietari